Armistizio di Cassibile

Solo dopo la firma Castellano fu informato delle clausole aggiuntive che erano state presentate dal generale Campbell ad un altro generale italiano, Zanussi, anch’egli a Cassibile dal 31 agosto. Zanussi, per ragioni poco chiare, non aveva informato Castellano di esse. Bedell Smith, tuttavia, spiegò a Castellano che le ulteriori condizioni avrebbero avuto effetto solo se l’Italia non avesse assunto un ruolo di combattimento nella guerra a fianco degli Alleati.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, il duca di Addis Abeba ebbe un briefing con gli alti comandanti della Regia Marina, della Regia Aeronautica e con i ministri della guerra, oltre che con i rappresentanti del re. Tuttavia, omise qualsiasi menzione della firma dell’armistizio e si riferì solo alle trattative in corso.

Il giorno dell’entrata in vigore dell’armistizio era legato a un previsto sbarco in Italia centrale ed era lasciato alla discrezione degli alleati. Castellano capì comunque che la data doveva essere il 12 settembre, e il duca di Addis Abeba iniziò a spostare le truppe a Roma.

Il 7 settembre, una piccola delegazione alleata raggiunse Roma per informare il duca di Addis Abeba che il giorno successivo sarebbe stato il giorno dell’armistizio. Fu anche informato dell’imminente arrivo della 82esima divisione aerea americana negli aeroporti della città. Addis Abeba disse alla delegazione che il suo esercito non era pronto a sostenere questo sbarco e che la maggior parte degli aeroporti della zona erano sotto il controllo tedesco. Chiese un rinvio dell’armistizio di qualche giorno. Quando il generale Eisenhower lo apprese, lo sbarco a Roma delle truppe americane fu cancellato, ma il giorno dell’armistizio fu confermato poiché altre truppe erano già in viaggio via mare per sbarcare nel sud Italia.

Quando l’armistizio fu annunciato dalla radio alleata nel pomeriggio dell’8 settembre, le forze tedesche attaccarono immediatamente le forze italiane eseguendo l’operazione Achse. La maggior parte del Regio Esercito non era stata informata dell’armistizio e non erano stati emessi ordini chiari sulla linea di condotta da tenere di fronte alle forze armate tedesche. Alcune delle divisioni italiane che avrebbero dovuto difendere Roma erano ancora in transito dalla Francia meridionale. Il re, insieme alla famiglia reale e al duca di Addis Abeba, fuggì da Roma la mattina presto del 9, rifugiandosi a Brindisi, nell’Italia meridionale. L’intenzione iniziale era stata quella di spostare il quartier generale dell’esercito fuori Roma insieme al Re e al Primo Ministro, ma pochi ufficiali di stato maggiore raggiunsero Brindisi. Nel frattempo, le truppe italiane, senza istruzioni, crollarono e furono presto sopraffatte; alcune piccole unità decisero di rimanere fedeli all’alleato tedesco. Dall’8 al 12 settembre, le forze tedesche occuparono tutto il territorio italiano che non era ancora sotto il controllo alleato, tranne la Sardegna e parte della Puglia, senza incontrare molta resistenza organizzata. A Roma, un governatore italiano, con l’appoggio di una divisione di fanteria italiana, governò nominalmente la città fino al 23 settembre, ma in pratica, la città era sotto il controllo tedesco dall’11 settembre.

Il 3 settembre, le truppe britanniche e canadesi avevano attraversato lo stretto di Messina e iniziato lo sbarco nella punta più meridionale della Calabria nell’operazione Baytown. Il giorno dopo che l’armistizio era stato reso pubblico, il 9 settembre, gli alleati fecero sbarchi a Salerno e a Taranto.

Gli alleati non riuscirono a trarre pieno vantaggio dall’armistizio italiano e furono rapidamente controllati dalle truppe tedesche. In un terreno che favoriva la difesa, le forze alleate impiegarono 20 mesi per raggiungere i confini settentrionali dell’Italia.

Alcune delle truppe italiane basate fuori dall’Italia, nei Balcani occupati e nelle isole greche, furono in grado di resistere alcune settimane dopo l’armistizio, ma senza alcun sostegno deciso da parte degli alleati, furono tutte sopraffatte dai tedeschi entro la fine di settembre 1943. Sull’isola di Cefalonia, la divisione italiana Acqui fu massacrata dopo aver resistito alle forze tedesche. Solo sulle isole di Lero e Samo, con rinforzi britannici, la resistenza durò fino al novembre 1943, e in Corsica, le truppe italiane costrinsero quelle tedesche a lasciare l’isola.

In altri casi, singole unità italiane di varie dimensioni rimasero dalla parte dell’Asse. Molte di queste unità formarono il nucleo delle forze armate della Repubblica Sociale Italiana.