Flashback: How Waylon Jennings Survived the Day the Music Died

Waylon Jennings
Michael Ochs Archives

Il giorno in cui la musica è morta. È così che il cantautore Don McLean ha ricordato il 3 febbraio 1959 nel suo singolo del 1972 “American Pie”, un’epica lezione di storia della musica di otto minuti che inizia con un riferimento all’incidente aereo che uccise i musicisti Buddy Holly, J.P. Richardson (alias Big Bopper) e Ritchie Valens, insieme al pilota del Beechcraft Bonanza del 1947 che era stato noleggiato per trasportare gli artisti dallo Iowa al loro prossimo spettacolo in Minnesota. A meno di sei miglia a nord-ovest dell’aeroporto dove era decollato, l’aereo precipitò, uccidendo tutti a bordo.

Un membro della band di Holly che non fece il viaggio divenne un pioniere della musica country, uno degli originali “fuorilegge” del genere. Waylon Jennings fu assunto da Holly per suonare il basso nel Winter Dance Party Tour, che iniziò il 23 gennaio 1959 a Milwaukee. Jennings, all’epoca 21enne, era stato a New York City a registrare sessioni prodotte da Holly, e dopo aver preso un treno per Chicago, si incontrò con il resto della band di Holly. I primi problemi sorsero quando gli autobus noleggiati per trasportare il gruppo cominciarono a rompersi. Dopo uno spettacolo a Clear Lake, Iowa, il 2 febbraio, Holly decise di noleggiare un aereo per se stesso, il chitarrista Tommy Allsup e Jennings in modo che potessero volare a Fargo, North Dakota, invece di fare il lungo e gelido viaggio in autobus. Richardson, che soffriva di influenza, chiese a Jennings il suo posto sull’aereo, e Valens chiese lo stesso ad Allsup. Quando Jennings disse a Holly che avrebbe preso l’autobus, Holly gli disse scherzosamente che sperava che l’autobus si rompesse, al che Jennings rispose: “Spero che il tuo vecchio aereo si schianti.”