La rivoluzione modernista
Il modernismo anglo-americano: Pound, Lewis, Lawrence e Eliot
Dal 1908 al 1914 ci fu un periodo straordinariamente produttivo di innovazione e sperimentazione, quando romanzieri e poeti si impegnarono, in antologie e riviste, a sfidare le convenzioni letterarie non solo del recente passato ma dell’intera epoca post-romantica. Per un breve momento, Londra, che fino a quel momento era stata culturalmente una delle più noiose capitali europee, vantò un’avanguardia che rivaleggiava con quelle di Parigi, Vienna e Berlino, anche se la sua personalità principale, Ezra Pound, e molte delle sue figure più importanti erano americane.
Lo spirito del modernismo – uno spirito radicale e utopico stimolato da nuove idee in antropologia, psicologia, filosofia, teoria politica e psicoanalisi – era nell’aria, espresso piuttosto debolmente dai poeti pastorali e spesso antimoderni del movimento georgiano (1912-22; vedi poesia georgiana) e più autenticamente dai poeti inglesi e americani del movimento Imagist, a cui Pound attirò per la prima volta l’attenzione in Ripostes (1912), un volume della sua stessa poesia, e in Des Imagistes (1914), un’antologia. Tra gli Imagisti spiccavano i poeti inglesi T.E. Hulme, F.S. Flint e Richard Aldington e gli americani Hilda Doolittle (H.D.) e Amy Lowell.
Ragendo contro quella che consideravano una tradizione poetica esaurita, gli Imagisti volevano raffinare il linguaggio della poesia per renderlo un veicolo non per il sentimento pastorale o la retorica imperialista ma per l’esatta descrizione ed evocazione dello stato d’animo. A questo scopo sperimentarono il verso libero o irregolare e fecero dell’immagine il loro strumento principale. In contrasto con gli svagati georgiani, lavorarono con forme brevi ed economiche.
Nel frattempo, pittori e scultori, raggruppati dal pittore e scrittore Wyndham Lewis sotto la bandiera del Vorticismo, combinarono l’arte astratta dei cubisti con l’esempio dei futuristi italiani che trasmisero nella loro pittura, scultura e letteratura le nuove sensazioni di movimento e scala associate agli sviluppi moderni come automobili e aerei. Con l’arresto tipografico Blast: Review of the Great English Vortex (due edizioni, 1914 e 1915) il vorticismo trovò il suo portavoce polemico e in Lewis, il suo editore, il suo più attivo propagandista e compiuto esponente letterario. La sua commedia sperimentale Enemy of the Stars, pubblicata su Blast nel 1914, e il suo romanzo sperimentale Tarr (1918) possono ancora sorprendere per la loro violenta esuberanza.
La prima guerra mondiale portò questo primo periodo della rivoluzione modernista alla fine e, pur non distruggendo il suo impulso radicale e utopico, rese i modernisti anglo-americani fin troppo consapevoli dell’abisso tra i loro ideali e il caos del presente. Romanzieri e poeti parodiarono le forme e gli stili ricevuti, a loro avviso resi superflui dall’immensità e dall’orrore della guerra, ma, come si può vedere più chiaramente nel rabbioso e satirico Hugh Selwyn Mauberley (1920) di Pound, con una nota di angoscia e con il desiderio che gli scrittori potessero nuovamente rendere la forma e lo stile portatori di significati autentici.
Nei suoi due romanzi più innovativi, L’arcobaleno (1915) e Donne innamorate (1920), D.H. Lawrence rintracciò la malattia della civiltà moderna – una civiltà a suo avviso fin troppo desiderosa di partecipare al massacro di massa della guerra – negli effetti dell’industrializzazione sulla psiche umana. Tuttavia, mentre rifiutava le convenzioni della tradizione narrativa, che aveva usato con effetti brillanti nel suo romanzo autobiografico profondamente sentito sulla vita familiare della classe operaia, Figli e amanti (1913), attinse al mito e al simbolo per sostenere la speranza che la rinascita individuale e collettiva potesse avvenire attraverso l’intensità e la passione umana.
D’altra parte, il poeta e drammaturgo T.S. Eliot, un altro americano residente a Londra, nella sua poesia più innovativa, Prufrock and Other Observations (1917) e The Waste Land (1922), ha tracciato la malattia della civiltà moderna – una civiltà che, alla prova della guerra, ha preferito la morte o la morte nella vita alla vita – al vuoto spirituale e all’assenza di radici dell’esistenza moderna. Rifiutando le convenzioni della tradizione poetica, Eliot, come Lawrence, attinse al mito e al simbolo per sostenere la speranza di una rinascita individuale e collettiva, ma differiva nettamente da Lawrence nel supporre che la rinascita potesse avvenire attraverso l’abnegazione e l’abnegazione. Anche così, la loro intensità satirica, non meno della serietà e della portata delle loro analisi dei fallimenti di una civiltà che era entrata volontariamente nella prima guerra mondiale, fece sì che Lawrence ed Eliot diventassero le figure principali e più autorevoli del modernismo anglo-americano in Inghilterra in tutto il dopoguerra.
Durante gli anni venti Lawrence (che aveva lasciato l’Inghilterra nel 1919) ed Eliot iniziarono a sviluppare punti di vista in contrasto con la reputazione che avevano stabilito attraverso i loro primi lavori. In Kangaroo (1923) e The Plumed Serpent (1926), Lawrence rivelò l’attrazione per lui della leadership carismatica e maschile, mentre, in For Lancelot Andrewes: Essays on Style and Order (1928), Eliot (la cui influenza come critico letterario ora rivaleggiava con quella come poeta) annunciava di essere un “classicista in letteratura, monarchico in politica e anglo-cattolico in religione” e si impegnava per la gerarchia e l’ordine. Elitari e paternalisti, non adottarono però le posizioni estreme di Pound (che lasciò l’Inghilterra nel 1920 e si stabilì definitivamente in Italia nel 1925) o di Lewis. Attingendo alle idee di sinistra e di destra, Pound e Lewis respinsero la democrazia come una farsa e sostennero che la manipolazione economica e ideologica era il fattore dominante. Per alcuni, le opinioni antidemocratiche dei modernisti anglo-americani rendevano semplicemente esplicite le tendenze reazionarie inerenti al movimento fin dal suo inizio; per altri, derivavano da una tragica perdita di equilibrio causata dalla prima guerra mondiale. La questione è complessa, e i giudizi sul merito letterario e sullo status politico dell’ambiziosa ma immensamente difficile epopea immagista di Pound, The Cantos (1917-70), e della potente sequenza di romanzi politico-teologici di Lewis, The Human Age (The Childermass, 1928; Monstre Gai e Malign Fiesta, entrambi 1955), sono nettamente divisi.