Maximinus Thrax

O: laureate draped and cuirassed bust of Maximinus

MAXIMINVS PIVS AVG GERM

R: Maximinus holding sceptre; standard on either side

P M TR P II COS P P

Silver denarius struck in Rome from February to December 236 AD; ref.: RIC 4

Consolidation of powerEdit

Maximinus hated the nobility and was ruthless towards those he suspected of plotting against him. He began by eliminating the close advisors of Alexander. His suspicions may have been justified; two plots against Maximinus were foiled. Il primo fu durante una campagna attraverso il Reno, quando un gruppo di ufficiali, sostenuti da senatori influenti, complottò per distruggere un ponte sul fiume, in modo da bloccare Massimino in territorio ostile. Avevano pianificato di eleggere poi il senatore Magno imperatore, ma la cospirazione fu scoperta e i cospiratori giustiziati. Il secondo complotto coinvolse gli arcieri mesopotamici che erano fedeli ad Alessandro. Avevano pianificato di elevare Quartino, ma il loro capo Macedo cambiò parte e uccise invece Quartino, anche se questo non fu sufficiente a salvargli la vita.

Difesa delle frontiereModifica

L’ascesa al trono di Massimino è comunemente vista come l’inizio della crisi del terzo secolo (nota anche come “anarchia militare” o “crisi imperiale”), il nome comunemente applicato per lo sgretolamento e il quasi collasso dell’impero romano tra il 235 e il 284 causato da tre crisi simultanee: invasione esterna, guerra civile interna e collasso economico.

La prima campagna di Massimino fu contro gli Alemanni, che sconfisse nonostante le pesanti perdite romane in una palude nell’Agri Decumates. Dopo la vittoria Massimino prese il titolo di Germanico Massimo, elevò suo figlio Massimo al rango di cesare e princeps iuventutis e divinizzò la sua defunta moglie Paolina. Massimino potrebbe aver lanciato una seconda campagna in profondità in Germania, sconfiggendo una tribù germanica oltre il Weser nella battaglia dell’Harzhorn. Assicurando la frontiera tedesca, almeno per un po’, Massimino ha poi allestito un accampamento invernale a Sirmium in Pannonia, e da quella base di rifornimento ha combattuto i Daci e i Sarmati durante l’inverno del 235-236.

Lavoro di infrastrutturaModifica

Nel 2019 ricercatori israeliani hanno tradotto una pietra miliare trovata nel villaggio Moshav Ramot nelle alture del Golan. Sono stati in grado di identificare il nome di Massimino sulla pietra miliare. Le strade stesse erano molto più antiche, suggerendo che un massiccio progetto di ristrutturazione è stato intrapreso durante il suo governo su quelle strade.

Gordiano I e Gordiano IIEdit

All’inizio del 238, nella provincia di Africa, le estorsioni di un funzionario dell’erario attraverso false sentenze in tribunali corrotti contro alcuni proprietari terrieri locali hanno acceso una rivolta su larga scala nella provincia. I proprietari terrieri armarono i loro clienti e i loro lavoratori agricoli ed entrarono a Thysdrus (la moderna El Djem), dove uccisero il funzionario colpevole e le sue guardie del corpo e proclamarono l’anziano governatore della provincia, Marco Antonio Gordiano Sempronio (Gordiano I), e suo figlio, Gordiano II, come co-emperatori. Il Senato di Roma cambiò fedeltà, diede ad entrambi Gordiano e Gordiano II il titolo di Augusto, e si mise ad agitare le province a sostegno della coppia. Massimino, che svernava a Sirmium, radunò immediatamente il suo esercito e avanzò su Roma, con le legioni pannoniche in testa.

Intanto, in Africa, la rivolta non era andata come previsto. La provincia africana confinava a ovest con la provincia di Numidia, il cui governatore, Capeliano, nutriva un rancore di vecchia data nei confronti dei Gordiani e controllava l’unica unità legionaria (III Augusta) della zona. Marciò su Cartagine e travolse facilmente le milizie locali che difendevano la città. Gordiano II fu ucciso nei combattimenti e, alla notizia, Gordiano I si impiccò con la sua cintura.

Pupieno, Balbino e Gordiano IIModifica

Rovine del palazzo imperiale di Sirmium, oggi a Sremska Mitrovica

Quando la rivolta africana crollò, il Senato si trovò in grande pericolo. Avendo mostrato un chiaro sostegno ai Gordiani, non potevano aspettarsi alcuna clemenza da Massimino quando questi raggiungeva Roma. In questa situazione, rimasero determinati a sfidare Massimino ed elessero due di loro, Pupieno e Balbino, come co-emperatori. Quando la folla romana seppe che il Senato aveva scelto due uomini della classe patrizia, uomini che la gente comune non teneva in grande considerazione, protestò, inondando il corteo imperiale di bastoni e pietre. Una fazione a Roma preferì il nipote di Gordiano (Gordiano III), e ci furono gravi scontri per le strade. I co-emperatori non ebbero altra scelta che un compromesso e, mandando a chiamare il nipote del vecchio Gordiano, lo nominarono Cesare.

Sconfitta e morteMaximinus marciò su Roma, ma Aquileia gli chiuse le porte. Le sue truppe si disaffezionarono durante l’inaspettato assedio della città, durante il quale soffrirono la fame. Nel maggio 238, i soldati della II Parthica nel suo campo assassinarono lui, suo figlio e i suoi ministri principali. Le loro teste furono tagliate, poste su pali e portate a Roma dai cavalieri.

Pupieno e Balbino divennero allora co-emperatori indiscussi. Tuttavia non si fidavano l’uno dell’altro e alla fine furono entrambi assassinati dalla guardia pretoriana, facendo di Gordiano III l’unico imperatore sopravvissuto.

Non potendo raggiungere Roma, Thrax non visitò mai la capitale durante il suo regno.