Mese della storia nera: 11 Songs to Move You aka The Protest Playlist

Per celebrare il Black History Month, ecco 11 canzoni che incarnano l’esperienza nera.

1. Billie Holiday – ‘Strange Fruit’

Questa non è una di quelle che fa iniziare la festa, ma questa lista non avrebbe senso senza Strange Fruit. È una delle canzoni più potenti mai scritte. Ci sono innumerevoli versioni, ma quella di Holiday è la più trascendente. La realtà dei fatti del testo è sottolineata da una voce ossessionante che descrive i corpi di migliaia di vittime di linciaggio in tutta l’America, “uno strano e amaro raccolto”. È stata descritta come “una dichiarazione di guerra” e “l’inizio del movimento per i diritti civili”, ed è diventata il simbolo della brutalità dell’epoca violenta che descrive.

2. Sam Cooke – ‘A Change is Gonna Come’

Come uno dei pochi artisti neri dell’epoca con un appeal interculturale, Cooke era una figura largamente apolitica, e aveva paura di alienare la sua base di fan bianchi politicizzando la sua musica. Un incidente nel 1963 cambiò le cose, quando Cooke e sua moglie si videro rifiutare una stanza in un hotel per soli bianchi, e successivamente furono arrestati per “disturbo della quiete” quando si lamentarono. Presumibilmente ispirato dall’ascolto di ‘Blowing in the Wind’ di Bob Dylan, Cooke fu così colpito dal “fatto che un ragazzo bianco l’avesse scritta, che quasi si vergognava di non aver scritto lui stesso qualcosa del genere”. La canzone ha un equilibrio tra il cupo e lo speranzoso, e ha fornito una colonna sonora alla lotta per i diritti civili in corso e alle marce di Selma.

3. Nina Simone – ‘Four Women’

Questa racconta la storia di quattro donne nere: Zia Sarah, che è “abbastanza forte da sopportare il dolore”, è la tua forte donna nera. Saffronia, di razza mista, vive “tra due mondi” – “mio padre era ricco e bianco / costrinse mia madre una sera tardi”. Sweet Thing è l’archetipo nero sessualizzato – “di chi sono la bambina / Chiunque abbia soldi da comprare” – che riesce a farsi accettare perché i suoi “capelli sono fini”. Infine, c’è la donna nera arrabbiata: “Sono terribilmente amareggiata in questi giorni / perché i miei genitori erano schiavi”. Sentiamo il suo nome quando Simone urla “Il mio nome è Peaches”. È stata interpretata come razzista per aver rafforzato gli stereotipi ed è stata bandita da alcune stazioni radio, ma si evidenzia per sovvertire il modo in cui le donne nere sono classificate e ci si aspetta che esistano all’interno di certe categorie.

4. Marvin Gaye – ‘Inner City Blues (Make Me Wanna Holler)’

What’s Going On, il concept album di Gaye, presenta nove tracce collegate tra loro che raccontano la storia di un veterano della guerra del Vietnam che ritorna solo per essere accolto con ingiustizia e odio. La canzone che dà il titolo all’album è quella che colpisce di più, ma è l’importantissima traccia finale che descrive la tetraggine e il senso di disperazione nei quartieri poveri d’America, e il pedaggio emotivo che questa disperazione ha sulle comunità al suo interno. Quando Gaye chiamò il capo della Motown Berry Gordy per dirgli del focus politico del suo nuovo album, Gordy rispose: “Marvin, perché vuoi rovinare la tua carriera?”

5. Fela Kuti – ‘Zombie’

https://www.youtube.com/watch?v=Qj5x6pbJMyU

Il pioniere afrobeat nigeriano Fela Kuti ha creato un mix spettacolare con questa canzone di protesta e puro banger – un feroce attacco all’esercito nigeriano e al modo insensato in cui eseguiva gli ordini all’epoca: “Attenzione! Marcia veloce! Marcia lenta! Andate a uccidere! Andate a morire!” Il governo nigeriano non la prese bene, lanciando un assalto al compound di Fela, bruciandolo al suolo, violentando le sue “mogli”, e gettando sua madre Funmilayo dalle scale, uccidendola. Sì, davvero. L’importanza di Zombie, sia come starter del partito che come dichiarazione politica in Nigeria, non può essere sopravvalutata.

6. NWA – ‘Fuck tha Police’

https://www.youtube.com/watch?v=9jOqOlETcRU

‘Fuck tha Police’ è spesso educatamente descritto come ‘controverso’; così ‘controverso’ che l’FBI scrisse una severa lettera agli N*ggas with Attitude – anche se non è chiaro che tipo di risposta si aspettassero – esprimendo il loro sgomento per la loro errata rappresentazione delle forze dell’ordine. Fu uno dei primi dischi a presentare l’etichetta “Parental Advisory”, avvertendo l’America suburbana dei potenziali orrori gangsta che attendevano i loro figli quando premevano play sul loro Walkman. Questo richiamo contro il profiling razziale e la brutalità della polizia è tristemente rilevante oggi come allora

7./8. Tupac – ‘Brenda’s Got a Baby’ / ‘Keep Ya Head Up’

Queste canzoni sono lettere d’amore alle donne nere. ‘Keep Ya Head Up’ è dedicata a Latasha Harlins, una quindicenne nera che fu colpita alla testa da un negoziante che l’accusava di taccheggio (fu poi assolta per omicidio). Brenda’s Got a Baby” descrive l’impatto della gravidanza degli adolescenti e i cicli di povertà che li circondano, criticando sia il padre del bambino che il governo per la loro inazione. È piuttosto triste chiedersi cosa avrebbe fatto Tupac se non fosse stato ucciso, ma queste canzoni sono la sua eredità.

9. Kendrick Lamar – ‘Alright’

“Alright” di Kendrick è arrivata a rappresentare il movimento Black Lives Matter. La sorprendente versione dal vivo ai VMAs usa sia immagini di schiavi che uomini neri incarcerati in catene per mostrare la connessione tra l’oppressione passata e presente. E’ un grido di raduno al contrario di una protesta – riconoscendo l’ingiustizia e l’oppressione che le persone affrontano, ma una canzone che conforta nella sua speranza.

10. Solange – ‘Don’t Touch My Hair’

Nel primo singolo di A Seat at the Table, Solange descrive una situazione che molti di noi conoscono fin troppo bene. È una dissezione del modo in cui i tratti neri sono interpretati come esibiti e distorti come spettacolo dalla società, e quindi derubati della loro umanità. Lei cerca di fornire un modello per far sì che chi tocca i capelli si faccia gentilmente da parte. Descrivendo il processo di scrittura: “Vedevo o sentivo un’altra storia di un giovane nero in America a cui veniva tolta la vita, la libertà. Questo mi alimenterebbe per tornare indietro e rivisitare… e non aver paura di avere la conversazione”.

11. Sounds of Blackness – ‘Optimistic’

Per ricordarci che a volte la migliore protesta è vivere la tua vita migliore. E anche perché è così bello.