Orc

Un orco /ɔːrk/ è una creatura umanoide immaginaria simile a un goblin. Gli orchi sono stati portati nell’uso moderno dagli scritti fantasy di J. R. R. Tolkien, specialmente Il Signore degli Anelli. Nelle opere di Tolkien, gli orchi sono una razza brutale, aggressiva, brutta e malevola, in contrasto con i benevoli Elfi e al servizio di un potere malvagio, anche se condividono un senso umano di moralità. La sua descrizione è stata criticata da alcuni commentatori come caricaturale e persino razzista, anche se altri hanno notato che era chiaramente antirazzista nelle sue intenzioni.

Mostri immaginari precedenti con nomi simili a “orco” si possono trovare nel poema inglese antico Beowulf, nella poesia moderna e nelle fiabe e racconti popolari europei.

Il concetto di orchi di Tolkien è stato adattato e importato nella narrativa fantasy di altri autori e nei giochi di ruolo e di strategia come Dungeons & Dragons, Warhammer Fantasy e Warcraft.

Etimologia

Old English

Il latino: Orcus è glossato come “Orc, þyrs, oððe hel-deofol” (“Goblin, spectre, or hell-devil”) nel glossario Cleopatra dell’inglese antico del X secolo, di cui Thomas Wright ha scritto: “Orcus era il nome di Plutone, il dio delle regioni infernali, quindi possiamo facilmente comprendere la spiegazione di hel-deofol. Orc, in anglosassone, come thyrs, significa spettro, o folletto”. Il Woordenboek der Nederlandsche Taal definisce ork nella lingua olandese antica strettamente correlata come un mostro verslindend (“mostro divoratore”), e indica una possibile origine nell’olandese antico nork “persona petulante, screanzata, malvagia”.

Il termine è usato solo una volta nel Beowulf come composto plurale orcneas, una delle tribù insieme agli elfi e agli ettins (giganti) condannati da Dio:

þanon untydras ealle onwocon eotenas ond ylfe ond orcneas swylce gigantas þa wið gode wunnon lange þrage he him ðæs lean forgeald

-Beowulf, Fitt I, vv. 111-14

Da qui nacquero tutte le nidiate del male, orchi ed elfi e spiriti maligni – anche i giganti, che a lungo combatterono con Dio, per cui egli diede loro la loro ricompensa

-John R. Clark Hall, tr. (1901)

Orcneas è tradotto sopra “spiriti maligni”, ma il suo significato è incerto. Klaeber ha suggerito che consistesse in orco < L. orcus “gli inferi” + neas “cadaveri”, che la traduzione “spiriti maligni” non è riuscita a rendere giustizia. Si suppone generalmente che contenga un elemento -né, cognato al gotico naus e all’antico norreno nár, entrambi significanti “cadavere”. La parola inglese antico usuale per cadavere è líc, ma -né appare in nebbed ‘letto di cadavere’, e in dryhtné ‘corpo morto di un guerriero’, dove dryht è un’unità militare. Se *orcné deve essere glossato come orcus ‘cadavere’, il significato può essere “cadavere di Orcus (cioè degli inferi)”, o “diavolo-corpo”, inteso come una sorta di creatura morta che cammina.

Early Modern

Un mostro chiamato Orcus è menzionato nella fairyrie Queene di Edmund Spenser nel 1590. L’Oxford English Dictionary registra un orke del primo periodo moderno, che significa “orco”, nella fiaba Don Zara di Samuel Holland del 1656, un pastiche di romanzi spagnoli come Don Chisciotte. Si presume che ‘orke’/’ogre’ sia arrivato in inglese attraverso le fiabe continentali, specialmente dallo scrittore francese del XVII secolo Charles Perrault, che prese in prestito la maggior parte delle sue storie e sviluppò il suo “ogre” dagli scrittori italiani del XVI secolo Giovanni Francesco Straparola (accreditato con l’introduzione della forma letteraria della fiaba) e Giambattista Basile, che scriveva in dialetto napoletano e sosteneva di tramandare i racconti popolari orali della sua regione. Nei racconti, Basile usava huorco, huerco o uerco, la forma napoletana dell’italiano orco, “gigante” o “mostro”, per descrivere una bestia grande, pelosa, zannuta e virile che poteva parlare, viveva in una foresta oscura o in un giardino e poteva catturare e mangiare gli umani.

Tolkien

Facce dell’Orco di (Terra di Mezzo)

figureterra)

Facce d’orco di (Middle-terra)

Etimologia dichiarata

Tolkien iniziò l’uso moderno del termine inglese “orc” per indicare una razza di malvagi creature umanoidi. I suoi primi dizionari elfici includono la voce Ork (orq-) “mostro”, “orco”, “demone”, insieme a orqindi e “ogresse”. A volte ha usato la forma plurale orqui nei suoi primi testi. Egli affermò che le parole elfiche per orco derivavano da una radice ruku, “paura, orrore”; in Quenya, orco, plurale orkor; in Sindarin orch, plurali yrch e Orchoth (come classe). Avevano nomi simili in altre lingue della Terra di Mezzo: uruk nel Linguaggio Nero (limitato ai più grandi orchi-soldato); nella lingua dei Drúedain gorgûn, “orco-folle”; in Khuzdul rukhs, plurale rakhâs; e nella lingua di Rohan e nel Linguaggio Comune, orka.

Tolkien dichiarò in una lettera alla scrittrice Naomi Mitchison che i suoi Orchi erano stati influenzati da La principessa e il folletto di George MacDonald. Spiegò che il suo “orco” era “derivato dall’inglese antico orc ‘demone’, ma solo per la sua idoneità fonetica”, e

Io originariamente presi la parola dall’inglese antico orc (Beowulf 112 orc-neas e il glossario orc: þyrs (‘ogre’), heldeofol (‘hell-devil’)). Si suppone che questo non sia connesso con l’inglese moderno orc, ork, un nome applicato a varie bestie marine dell’ordine dei delfini”.

Tolkien ha anche osservato una connessione con la parola latina orcus, notando che “la parola usata nella traduzione di Q urko, S orch è Orc. Ma questo è dovuto alla somiglianza dell’antica parola inglese orc, ‘spirito maligno o spauracchio’, con le parole elfiche. Non c’è probabilmente alcuna connessione tra loro.”

Descrizione

Gli orchi sono di forma umana e di dimensioni variabili. Sono rappresentati come brutti e sporchi, con un gusto per la carne umana. Hanno zanne, gambe ad arco e braccia lunghe; alcuni hanno la pelle scura come se fossero bruciati. La maggior parte è piccola ed evita la luce del giorno. A Isengard, il mago Saruman ha allevato un grande e potente tipo di orchi, gli Uruk-Hai, che non hanno paura della luce del giorno.

Gli orchi mangiano carne, compresa quella degli uomini, e possono indulgere al cannibalismo: ne Le due torri, Grishnákh, un orco di Mordor, afferma che gli orchi di Isengard mangiano carne di orco. Che sia vero o detto con malizia è incerto: un orco lancia a Pipino del pane raffermo e una “striscia di carne cruda essiccata… la carne di non osava indovinare quale creatura”.

Gli orchi di Mordor parlano il Linguaggio Nero, una lingua inventata per loro da Sauron, mentre quelli di Isengard parlano altre lingue; per capirsi, usano il Linguaggio Comune (Westron), come Pippin ha sentito e capito.

In-fiction origini

Tolkien ha proposto diverse teorie per le origini degli orchi. Nel Racconto di Tinúviel, gli orchi hanno origine come “immondi covoni di Melkor che andavano all’estero a fare il suo lavoro malvagio”. Ne La caduta di Gondolin Tolkien scrisse che “tutta quella razza fu allevata da Melkor dal calore e dalla melma sotterranea”. Nel Silmarillion, gli Orchi sono Elfi dell’Est (Avari) schiavizzati, torturati e allevati da Morgoth; si “moltiplicarono” come gli Elfi e gli Uomini. Tolkien dichiarò in una lettera del 1962 a una signora Munsby che le femmine di Orco devono essere esistite. In La caduta di Gondolin Morgoth le fece di melma con la stregoneria, “allevate dai calori e dalle melme della terra”. Oppure, erano “Gli Orchi erano bestie di forma umanizzata”, forse, scrisse Tolkien, gli Elfi si accoppiarono con le bestie, e più tardi gli Uomini. O ancora, notò Tolkien, potevano essere Maiar caduti, forse una specie chiamata Boldog, come i Balrogs minori; o Uomini corrotti.

I mezzorchi appaiono ne Il Signore degli Anelli, creati dall’incrocio di Orchi e Uomini; erano capaci di andare alla luce del sole. Il “furbastro del Sud” ne La Compagnia dell’Anello assomiglia “più della metà a un goblin”; ibridi simili ma più simili agli orchi appaiono ne Le due torri “alti come uomini, ma con facce da goblin, malinconici, maliziosi, dagli occhi strabici.”

Razzismo

Gli studiosi di letteratura inglese William N. Rogers II e Michael R. Underwood notano che un elemento diffuso della cultura occidentale di fine Ottocento era la paura del declino morale e della degenerazione; questo portò all’eugenetica. Nelle Due Torri, l’Ent Treebeard dice

È un segno delle cose malvagie che sono venute nella Grande Tenebra che non possono sopportare il Sole; ma gli Orchi di Saruman possono sopportarlo, anche se lo odiano. Mi chiedo: che cosa ha fatto? Ha rovinato gli uomini o ha mescolato le razze degli orchi e degli uomini? Quello sarebbe un male nero!

Il cineasta Andrew Stewart, scrivendo su CounterPunch, cita questo discorso come un esempio di “razzismo scientifico della metà del ventesimo secolo … che allarma la nozione di ‘mescolanza delle razze’ come un grande peccato”. Stewart nota anche che la geografia della Terra di Mezzo contrappone deliberatamente l’Occidente buono all’Oriente cattivo; John Magoun, nella J.R.R. Tolkien Encyclopedia, è d’accordo, affermando che la Terra di Mezzo ha una “geografia morale” completamente sviluppata.

In una lettera privata, Tolkien descrive gli orchi come:

squat, larghi, dal naso piatto, dalla pelle scura, con bocche larghe e occhi obliqui: in effetti versioni degradate e ripugnanti dei (per gli europei) meno adorabili tipi di mongoli”

Diversi critici e commentatori hanno notato che gli orchi sono in qualche modo delle caricature dei non europei. Il giornalista David Ibata scrive che gli orchi nei film di Tolkien di Peter Jackson assomigliano molto alle “peggiori rappresentazioni dei giapponesi disegnate dagli illustratori americani e inglesi durante la seconda guerra mondiale”. Il critico letterario Jenny Turner, scrivendo sulla London Review of Books, appoggia il commento di Andrew O’Hehir su Salon.com che gli orchi sono “per disegno e intenzione la caricatura paranoica di un nord europeo delle razze di cui ha sentito parlare debolmente”. O’Hehir descrive gli orchi come “una razza subumana allevata da Morgoth e/o Sauron (anche se non creata da loro) che è moralmente irredimibile e merita solo la morte. Hanno la pelle scura e gli occhi a mandorla, e anche se possiedono ragione, parola, organizzazione sociale e, come dice Shippey, una sorta di sensibilità morale, sono intrinsecamente malvagi”. Egli nota la descrizione che Tolkien stesso fa di loro (citata sopra), dicendo che difficilmente potrebbe essere più rivelatrice del suo atteggiamento verso l'”Altro”, ma lo giustifica dicendo che “è anche il prodotto del suo background e della sua epoca, come la maggior parte dei nostri ineluttabili pregiudizi. A livello di intenzione cosciente, non era un razzista o un antisemita” e cita le sue lettere in tal senso. Lo studioso di letteratura inglese Robert Tally descrive gli orchi come un nemico demonizzato, nonostante (scrive) le obiezioni di Tolkien stesso alla demonizzazione del nemico nelle due guerre mondiali. La studiosa di studi germanici Sandra Ballif Straubhaar tuttavia si oppone alle “accuse ricorrenti” di razzismo, affermando che “un mondo policulturale e poliglotta è assolutamente centrale” nella Terra di Mezzo, e che i lettori e i cinefili lo vedranno facilmente.

Una morale condivisa

Il critico tolkieniano Tom Shippey scrive che gli orchi ne Il Signore degli Anelli condividono il concetto umano di bene e male, con un familiare senso della morale, anche se nota che, come molte persone, gli orchi sono abbastanza incapaci di applicare la loro morale a se stessi. A suo parere, Tolkien ha dato per scontato che “il male non può fare, solo deridere”, quindi gli orchi non potevano avere una morale uguale e contraria a quella degli uomini o degli elfi. Shippey nota che ne Le due torri, l’orco Gorbag disapprova il “regolare trucco elfico” di sembrare di abbandonare un compagno, come suppone erroneamente che Sam abbia fatto con Frodo. Shippey descrive la visione implicita del male come boeziana, che il male è l’assenza del bene; nota tuttavia che Tolkien non era d’accordo con questo punto di vista, ritenendo che il male dovesse essere combattuto attivamente, con la guerra se necessario, la posizione manichea.

Altri autori

Nella serie fantasy The Harrow, l’autore Philip Mazza include una razza di orchi o i Gulguthra nella lingua antica. I Gulguthra sono membri del Brood, o En’ Rauko, una razza malvagia che occupa un mondo fantasy post-apocalisse. Hanno la fronte bassa e sporgente, il muso, la pelle verde-raggiata, gli occhi rossastri, grandi denti canini e orecchie corte e appuntite.

Come risposta alla loro caratterizzazione come generici personaggi malvagi o antagonisti, alcuni romanzi ritraggono gli eventi dal punto di vista degli orchi, o li presentano come personaggi più simpatici. Il romanzo di Mary Gentle del 1992 Grunts! presenta gli orchi come generica fanteria, usata come metaforica carne da cannone. Una serie di libri di Stan Nicholls, Orcs: First Blood, si concentra sui conflitti tra orchi e umani, dal punto di vista degli orchi. Nella serie Discworld di Terry Pratchett, gli orchi sono una razza vicina all’estinzione; nel suo Unseen Academicals si dice che “Quando l’imperatore malvagio volle dei combattenti ottenne che alcuni degli Igor trasformassero i goblin in orchi” per essere usati come armi in una Grande Guerra, “incoraggiati” da fruste e percosse.

Nei giochi

Dalla pubblicazione de Il Signore degli Anelli di Tolkien, gli orchi sono diventati un punto fermo della narrativa fantasy e dei giochi di ruolo, dove orchi e goblin sono solitamente razze distinte di goblinoidi. Nel gioco di ruolo fantasy da tavolo Dungeons & Dragons, gli orchi sono stati una delle prime creature introdotte nel gioco, e sono stati ampiamente basati su quelli descritti da Tolkien. Gli orchi D&D sono una razza tribale di umanoidi ostili e bestiali con strutture muscolari, grandi denti canini e musi piuttosto che nasi simili a quelli umani. L’orco appare nella prima edizione del Manuale dei Mostri (1977), dove è descritto come un bullo ferocemente competitivo, una creatura tribale che spesso vive sottoterra. La mitologia e gli atteggiamenti degli orchi sono descritti in dettaglio in Dragon #62 (giugno 1982), nell’articolo di Roger E. Moore, “The Half-Orc Point of View”, e l’orco è ulteriormente descritto nel libro Classic Monsters Revisited (2008) della Paizo Publishing, alle pagine 52-57.

L’universo Warhammer della Games Workshop presenta orchi astuti e brutali in ambientazione fantasy. In Warhammer 40.000, una serie di giochi di fantascienza, sono specie aliene dalla pelle verde, chiamate “Orchi”. Gli orchi sono una razza importante in Warcraft, un franchise high fantasy creato da Blizzard Entertainment. Sono variamente selvaggi o “selvaggi ma nobili” guerrieri e sciamani, prodigiosamente muscolosi, con nasi larghi e caratteristiche bocche a zanne. Diversi personaggi orchi dell’universo di Warcraft sono eroi giocabili nel gioco crossover multiplayer Heroes of the Storm. Nei prodotti Heroscape della Hasbro, gli orchi provengono dal pianeta preistorico Grut. Hanno la pelle blu, con zanne o corna prominenti. Several Orc champions ride prehistoric animals (including a Tyrannosaurus rex, a Velociraptor and sabre-tooth tigers, known as Swogs.

Gallery

Image gallery of Orc

Notes

  1. Variant printed redactions: “orcus .. þrys l heldeofol” nel primo glossario di Cleopatra (D 459/31) in Pheifer 1974, p. 37n
  2. ^ Il Glossario del Corpus (Corpus Christi College MS. 144, dalla fine del VIII all’inizio del IX secolo) ha le due glosse: “Orcus, orco” e “Orcus, ðyrs, hel-diobul. Pheifer 1974, p. 37n
  3. ^ Klaeber qui prende orcus per essere il mondo e non il dio, come fa Bosworth & Toller 1898, p. 764: “orc, es; m. The infernal regions (orcus)”, anche se quest’ultimo sembra predicare sulla sintesi del composto “Orcþyrs” alterando la lettura dei glossari di Cleopatra come data dal Voc. ii. di Wright che lui fonti.
  4. ^ Straparola fu tradotto in spagnolo nel 1583. Indipendentemente da questo, c’è in Spagna fino ad oggi la storia popolare dell'”huerco” o “güercu”, un messaggero di morte imminente; un’ombra con la forma della persona che sta per morire.
  5. ^ Vedi specialmente i racconti di Basile Peruonto e Lo Cuento dell’Uerco.
  6. ^ Parmavilatkayat volume XII: “Lessico Quenya Dizionario Quenya”: ‘Ork’ (‘orq-‘) mostro, orco, demone. “orqindi” ogresse. “
  7. ^ Nel Glossario di Cleopatra, Folio 69 verso; la voce è illustrata sopra.
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  6. Klaeber 1950, p. 5.
  7. Klaeber 1950, p. 25
  8. 8.0 8.1 Klaeber 1950, p. 183: Orcneas: “spiriti maligni” non fa emergere tutto il significato. Orcneas è composto da orc (dal lat. orcus “gli inferi” o Ade) e neas “cadaveri”. La negromanzia era praticata presso gli antichi tedeschi!
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Fonti

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